Il Fisco può procedere con il pignoramento di stipendi e pensioni entro determinati limiti. Scopriamo quali per non rimanere sorpresi.
Un creditore può utilizzare il pignoramento per soddisfare le sue pretese nei confronti di un debitore. Si può pignorare lo stipendio o la pensione per recuperare il debito ma, attenzione, non tutta la somma può essere sottratta.

Il pignoramento è un atto di espropriazione forzata di un bene in conseguenza di un debito non corrisposto. Si tratta del primo atto esecutivo effettuato solo dopo aver inviato una serie di avvisi al debitore con richiesta di pagare quanto dovuto. Dove la risposta tardasse ad arrivare ecco che scatterebbe il pignoramento dei beni. Con il pignoramento il debitore continuerà a disporre del bene ma non potrà mettere in atto comportamenti che provochino la distruzione, sottrazione o il deterioramento dello stesso.
Si può pignorare la casa, il conto corrente, lo stipendio, la pensione seguendo alcune regole base. In generale l’espropriazione forzata permette al creditore di pignorare i crediti del debitore verso terzi e beni mobili di proprietà del debitore ma con alcune eccezioni. Non sono mai pignorabili, ad esempio, letti, tavoli, armadi, album fotografici, oggetti di culto, lettere, sedie, l’auto aziendale e la prima casa (l’immobile è pignorabile solo se il debito supera i 120 mila euro, il patrimonio immobiliare complessivo del debitore è pari almeno a 120 mila euro e il debitore può pagare il debito a rate).
Cosa sapere sul pignoramento di stipendio e pensione
Tra le forme di pignoramento presso terzi c’è il pignoramento dello stipendio. La normativa tutela, però, il minimo vitale del debitore fissando una quota di pignorabilità ossia 1/5 dell’importo netto mensile. Al massimo si arriva al 30% dello stipendio in caso di crediti alimentari. Per i crediti dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione i limiti previsti sono 1/10 dello stipendio per importi del debito inferiori a 2.500 euro, 1/7 per importi entro 5 mila euro e 1/5 della retribuzione per debiti oltre i 5 mila euro. L’obiettivo dei limiti è permettere al debitore di continuare ad avere condizioni di vita dignitose.

Il minimo vitale è previsto anche per il pignoramento della pensione. La Legge chiarisce che la pensione non è interamente pignorabile e che l’importo di questo minimo vitale volto a garantire condizioni di vita dignitose al pensionato è aggiornato ogni anno con riferimento al costo della vita e al valore dell’Assegno Sociale. La quota pignorabile per debiti ordinari – come quelli verso banche e privati – è 1/5 del trattamento medio mensile. Anche per i debiti di natura fiscale – tributi dovuti allo Stato, alle Provincie o ai Comuni – il limite è fissato al 20%. C’è di più, non tutte le pensioni sono pignorabili. Oggetto di pignoramento possono essere solo per pensioni previdenziali. Le pensioni assistenziali sono escluse e protette.